MARIA CANDIDA DELL'EUCARISTIA
(1884-1949)
Il 14 giugno, il Carmelo ricorda la Beata Maria Candida dell'Eucaristia (Catanzaro, 16 gennaio 1884 – Ragusa, 12 giugno 1949), religiosa e mistica italiana dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, nota per i suoi scritti mistici sull'Eucaristia. È stata beatificata nel 2004 da papa Giovanni Paolo II.
L'anima ha sempre delle segrete forze, che, radunate e conservate per Dio, la portano a veri atti eroici. Fa' violenza a te stessa, sta' forte: è per te la vittoria. Oh, quanto è forte l'anima appoggiata al suo Diletto!
Beata Maria Candida dell’Eucaristia
Beatificazione 21 marzo 2014
Maria Barba nacque il 16 gennaio 1884 a Catanzaro, città dove la famiglia, originaria di Palermo, si era momentaneamente trasferita per il lavoro del padre, Pietro Barba, consigliere della Corte d’Appello. Quando la bambina aveva due anni la famiglia fece ritorno al capoluogo siciliano ed ivi Maria Barba visse la sua giovinezza, nel cuore di una famiglia profondamente credente, ma che si oppose risolutamente alla sua vocazione religiosa, manifestatasi fin dall’età di quindici anni. Maria, infatti, dovette attendere quasi venti anni prima di poter realizzare la sua aspirazione, dimostrando, in questi anni di attesa e di sofferenza interiore, una sorprendente fortezza d’animo e una fedeltà non comune all’ispirazione iniziale. In questa lotta, protratta fino all’ingresso al Carmelo teresiano di Ragusa il 25 settembre 1919, Maria Barba fu sostenuta da una particolarissima devozione al mistero eucaristico: nell’Eucaristia ella vedeva il mistero della presenza sacramentale di Dio nel mondo, la concretezza del suo infinito amore per gli uomini, il motivo della nostra piena fiducia nelle sue promesse.
In lei l’amore per l’Eucaristia si manifesta fin dalla prima infanzia. «Quand’ero ancora piccina — racconta lei stessa — e ancora non mi era stato dato Gesù, accoglievo la mamma mia dal ritorno della Santa Comunione, quasi alla soglia di casa, e spingendo i piedi per arrivare fino a lei, le dicevo: “A me pure il Signore!”. Mamma s’abbassava con affetto e fiatava sulle mie labbra; io subito la lasciavo, e incrociando e stringendo le mani sul petto, piena di gioia e di fede, ripetevo saltellando: “Io pure ho il Signore! io pure ho il Signore”». Sono i segni di una vocazione che è chiamata di Dio, iniziativa e gratuità di un dono per la Chiesa.
Da quando, a 10 anni, venne ammessa alla Prima Comunione, la sua più grande gioia era poter fare la Comunione. Da allora, privarsi della Santa Comunione era per lei «una croce ben grande e tormentosa». Dopo la morte della mamma (1914), infatti, non poteva recarsi alla Comunione che raramente per non urtare i fratelli, che non permettevano che uscisse da sola.
Entrata al Carmelo, dove assunse il nome, per certi aspetti profetico, di Maria Candida dell’Eucaristia, volle «fare compagnia a Gesù nel suo stato di Eucaristia quanto più fosse possibile». Prolungava le sue ore di adorazione, e soprattutto l’ora dalle 23 alle 24 di ogni giovedì era passata dinanzi al Tabernacolo. L’Eucaristia polarizzava veramente tutta la sua vita spirituale, non tanto per le manifestazioni devozionali, quanto per l’incidenza vitale del rapporto della sua anima con Dio. Dall’Eucaristia Maria Candida trasse la forza per consacrarsi vittima a Dio il 1° novembre 1927.
Maria Candida sviluppò pienamente quella che lei stessa definisce la sua “vocazione per l’Eucaristia” aiutata dalla spiritualità carmelitana, cui si era accostata in seguito alla lettura della Storia di un’anima. Sono ben note le pagine in cui Santa Teresa di Gesù descrive la sua particolarissima devozione all’Eucaristia e come nell’Eucaristia la Santa Fondatrice sperimentasse il mistero fecondo dell’Umanità di Cristo.
Eletta priora del monastero nel 1924, lo resterà, salvo una breve interruzione, fino al 1947, infondendo nella sua comunità un profondo amore per la Regola di Santa Teresa di Gesù e contribuendo in modo diretto all’espansione del Carmelo teresiano in Sicilia, fondazione di Siracusa, e al ritorno del ramo maschile dell’Ordine.
A partire dalla solennità del Corpus Domini del 1933, anno santo della redenzione, Maria Candida inizia a scrivere quello che potremmo definire il suo piccolo ‘capolavoro’ di spiritualità eucaristica, L’Eucaristia, «vero gioiello di spiritualità eucaristica vissuta». È una lunga, intensa meditazione sull’Eucaristia, sempre tesa tra il ricordo dell’esperienza personale e l’approfondimento teologico di quella stessa esperienza. Nell’Eucaristia, Madre Candida vede sintetizzate tutte le dimensioni dell’esperienza cristiana. La fede: «O mio diletto Sacramentato, io Ti vedo, io Ti credo!... O Santa Fede». «Contemplare con doppia Fede il nostro Diletto nel Sacramento: vivere di Lui che viene ogni giorno». La speranza: «O mia divina Eucaristia, mia cara speranza, tutto attendo da te... Fin da bambina fu grande la mia speranza nella Santissima Eucaristia». La carità: «Gesù mio, quanto Ti amo! È un amore immenso che racchiudo nel mio cuore per Te, o Amor Sacramentato... Quanto è grande l’amore di un Dio fatto pane per le anime! Di un Dio fatto prigioniero per me».
Nell’Eucaristia, Madre Candida, allora priora della sua comunità, coglie anche il senso profondo dei tre voti religiosi che in una vita intensamente eucaristica trovano, non solo la loro piena espressione, ma un esercizio concreto di vita, una sorta di profonda ascesi e di progressiva conformazione all’unico modello di ogni consacrazione, Gesù Cristo morto e risorto per noi: «Quale inno dovrebbe sciogliersi all’ubbidienza del nostro Dio Sacramentato? E cos’è l’obbedienza di Gesù a Nazareth, paragonata all’obbedienza sua nel Sacramento da venti secoli?». «Dopo avermi istruita nell’obbedienza, quanto mi parli, quanto mi istruisci nella Povertà, bianca Ostia! Chi più spoglia, più povera di Te... Non hai nulla, non chiedi nulla!... Divin Gesù, asseta le anime religiose di spogliamento e di povertà sincera!».
«Se mi parli di obbedienza e di povertà..., quale fascino di purezza Tu eserciti su di me solo se lampeggi ai miei occhi! Signore, se il tuo riposo è nelle anime pure, qual è quell’anima che trattando con Te non diventi tale?». Da qui il proposito: «Voglio starmene vicino a Te per purezza e amore».
Ma è senz’altro la Vergine Maria il vero modello di vita eucaristica, colei che ha portato in grembo il Figlio di Dio e che continuamente lo genera nel cuore dei suoi discepoli: «Vorrei essere come Maria — scrive la Beata in una delle pagine più intense e profonde de L’Eucaristia —, essere Maria per Gesù, prendere il posto della mamma sua. Nelle mie Comunioni, Maria l’ho sempre presente. Dalle sue mani voglio ricevere Gesù, lei deve farmi diventare una sola cosa con Lui. Io non posso dividere Maria da Gesù. Salve! O Corpo nato da Maria. Salve Maria, aurora dell’Eucaristia!».
Per Madre Maria Candida l’Eucaristia è scuola, è cibo, è incontro con Dio, è fusione di cuore, è scuola di virtù, è sapienza di vita. «Il Cielo stesso non possiede di più. Quell’unico tesoro è qua, è Iddio! Veramente, sì veramente: mio Dio e mio Tutto». «Io chiedo al mio Gesù di essere posta a custodia di tutti i tabernacoli del mondo fino alla fine dei tempi».
Il Signore la chiamò, dopo alcuni mesi di acute sofferenze fisiche, il 12 giugno 1949, nella Solennità della Santissima Trinità.
dal Dicastero delle Cause dei Santi