LELIA E ULISSE AMENDOLAGINE
Servi di Dio
Un'immagine di Lelia ed Ulisse fatta eseguire per la pubblicazione della loro biografia edita dalla ELLEDICI
CONIUGI CRISTIANI VISSUTI A SANTA TERESA
L'apertura dei festeggiamenti del 500° anniversario della nascita (28 marzo 1515) di Santa Teresa d'Avila avverrà il 15 ottobre prossimo nella Basilica Parrocchiale a lei dedicata in Roma (Corso d'Italia 37).
Presentiamo qualcosa sul rapporto con questa santa dei Servi di Dio Lelia e Ulisse Amendolagine i cui corpi riposano all'ingresso di questa chiesa. La loro tomba li presenta come: “Coniugi cristiani vissuti a Santa Teresa”.
Non vogliamo illustrare la vita di questi Servi di Dio, già ampiamente descritta in diversi libri e illustrata nella mostra fotografica a fianco alla tomba, ma il rapporto spirituale di questa famiglia con la grande santa del Carmelo.
Si sposarono in questa Parrocchia il 29 settembre 1930, qui fecero battezzare i cinque figli e la frequentarono assiduamente nonostante le difficoltà della guerra. Lelia, da buona mamma, seguiva, quasi tutti giorni, i figli diventati chierichetti, mentre Ulisse, per motivi di lavoro, poteva farlo solo la domenica. Tre di loro partirono presto per la vita religiosa, due raggiunsero il sacerdozio, uno dei quali divenne carmelitano.
La lontananza diede l'occasione ai genitori di scrivere nei particolari la vita familiare, ma anche la loro vita spirituale. In ogni lettera c'è qualcosa sulla Parrocchia, e spesso sui santi carmelitani. Santa Teresina è preferita da tutti e due fino alla morte di Lelia, avvenuta il 3 luglio 1951.
Ulisse, vedovo, deve affrontare la nuova situazione, non facile per tutta la famiglia, e prende conforto e forza dagli scritti di Santa Teresa d'Avila.
Il 25 agosto scrive al figlio: “Sto leggendo la vita scritta da lei stessa e la leggo incominciando dall'ultimo capitolo e andando a ritroso, capitolo per capitolo, ad uso meditazione... me ne trovo bene. Mi ha molto dato conforto. Santa Teresa parlava con Nostro Signore come si può parlare in famiglia con uno di casa. Sono colloqui privati interessantissimi: Visioni, profezie, consigli, conforti, osservazioni e ammaestramenti, che fanno molto bene all'anima” (219) .
Spiega il perché la legge a ritroso. L'ha appreso nell'ascoltare una predica del P.Gabriele di S. Maria Maddalena, profondo conoscitore della spiritualità carmelitana, che lo suggeriva per San Giovanni della Croce.
Il contenuto lo affascina. Si ferma anche a considerare il modo di esprimersi di Santa Teresa che a lui appare come si parla nel meridione d'Italia. Anche questo gli fa piacere.
Poi, buon conoscitore della Divina Commedia, confronta il racconto fantasioso di Dante con quello reale di Teresa, dice infatti:
“Veramente mi pare che nella descrizione di ciò che ha sofferto e goduto Lei, su questa terra, e che ci fa intendere che soffrono le anime Sante del Purgatorio e godono i beati in Paradiso, con tutti i particolari, è stata assai superiore a Dante Alighieri. In Dante si nota una immensa fantasia puramente umana. Nella Santa invece si descrivono cose, in cui si nota una luce soprannaturale, assai diversa di quelle di Dante” (219).
Alla fine di quell'anno, drammatico per la famiglia, assicura il figlio: “Io ancora sto leggendo i libri di S. Teresa (la Santa Madre) e ne avrò ancora per un pezzo, perché ne leggo poche pagine al giorno, come mi permettono le mie occupazioni. Questa lettura mi ha fatto compagnia e mi ha consolato dalla morte di mamma sino ad oggi ed io ne sono veramente grato alla Santa” (225).
Ulisse è carmelitano infatti appartiene all'Ordine Secolare e ci tiene a chiamare i santi del Carmelo con il titolo di “santa Madre” o “santo Padre”, facendolo spesso precedere dal “nostro” o “nostra”, tipico nei discorsi di ogni carmelitano.
L’anno seguente (1952) è alle prese con il Castello Interiore, in seguito, anche con il libro delle Fondazioni. Quando parla del Castello Interiore paragona la sua struttura luminosa ad alcune costruzioni allora all'inizio della modernità.
Scrive: “Ho letto il Castello spirituale o mansioni. Una curiosità: Santa Teresa ebbe quattro secoli fa l'idea di quei palazzi di cristallo (oggi adibiti a grandi empori e negozi di varie merci) che si trovano nelle più grandi città europee ed americane e sono il non plus ultra della modernità. La nuova Stazione Termini di Roma, di sera, dà in parte l'idea. Luce e cristallo, ecco il castello. Nel reparto principale (mansione 7a) vi è il proprietario. Il proprietario è il Signore ed il palazzo rappresenta l'anima dell'uomo”.
Quando parla delle Fondazioni dice: “Le mie letture sul libro delle Fondazioni di Santa Teresa di Gesù continuano. In questa Opera Santa Teresa si dimostra mistica ed insieme donna di azione. L'azione di Santa Teresa si svolge per quattro tappe: la prima è l'obbedienza assoluta ai confessori, direttori spirituali e superiori; la seconda è la preghiera al Signore di aiutarla nell'opera che deve intraprendere; la terza è l'audacia dell'inizio, portato a termine con grandi sacrifici e sofferenze, contro le vedute dell'umana prudenza e la quarta è la piena confidenza nel Signore che compie Lui le opere così iniziate da Santa Teresa” (237).
In un momento di tristezza, leggendo l'Imitazione di Cristo, a lui familiare dopo il Vangelo, trova le medesime espressioni sulla sofferenza espresse da Santa Teresa, cioè che: “il Signore a chi vuol bene manda tribolazioni”. Aggiungendo una confidenza, quasi confessione: “È vero però che la mia natura e quella di altre persone si adatta poco a doni sgradevoli, ne risente troppo, le spiace. Io tuttavia in seguito a questa lettura mi sono rasserenato, non guardando alle tribolazioni, ma considerando la bontà e l'onnipotenza del Signore” (245).
Nel 1955 Ulisse è colpito da paresi che immobilizza la parte destra. Deve ricominciare a scrivere come un bambino. Appena può manda al figlio un biglietto con grafia tutta tremante nel quale non può mancare S. Teresa. E’ il 19 Ottobre 1955: “Ora sto meglio. Sto a sedere sulla poltrona. Oggi è la festa di un amico della Santa Madre, S. Pietro d'Alcantara. Questi due Santi mi hanno impetrato una serenità di spirito grande e ne ringrazio il Signore” (263).
Riprenderà lentamente anche ad uscire e la prima visita la farà alla Parrocchia di Santa Teresa: “Domenica scorsa Roberto è venuto a trovarmi e col suo aiuto mi sono recato a Messa a Santa Teresa e ho fatto anche la S. Comunione” (270). Anche se nei movimenti resterà impacciato, il Signore gli conserva la vista fino agli ultimi giorni e Santa Teresa continuerà ad essere la sua guida.
Il 2 febbraio il Figlio Giuseppe (p. Raffaele) diventa sacerdote. Non potrà partecipare all’ Ordinazione, ma riceverà da lui la Comunione il giorno della Prima Messa in questa Parrocchia.
L’ultima citazione che dimostra, nonostante tutto, la vivacità del suo spirito, è riportata nella lettera del 27 dicembre 1957. E’ una delle ultime sue lettere scritta al figlio. Riguarda il Cammino di Perfezione. Probabilmente l’aveva letto e riletto. La malattia gli aveva dato più tempo.
La riportiamo come conclusione di questa breve relazione. E' una meditazione nella quale confida al figlio (ormai sacerdote) i suoi pensieri e chiede anche umilmente di correggerlo. Parla di Paradiso, di vita eterna e perciò di risurrezione, suo pensiero dominante che gli aveva ispirato di far scrivere sulla tomba che raccoglieva i suoi resti mortali insieme a quelli di sua moglie “RISORGEREMO!”, prima che fossero traslati in questa parrocchia dove vissero:
“Sto leggendo Il Cammino di Perfezione scritto dalla nostra Santa Madre. Mi sembra sia (o altrimenti correggimi) tutta una interpretazione data alle parole rivolte dal Signore alla Samaritana circa l’acqua che dopo bevuta, si ha ancora sete, è l’acqua che dà il Signore che elimina completamente e per sempre la sete. L’acqua naturale è figura dei beni di questo mondo. L’acqua del Signore sono invece le delizie spirituali. La Santa Madre cerca di descrivere, meglio che le riesce, queste spirituali delizie, che lei stessa ha provato e la via, ovvero i mezzi pratici, per giungervi. Mi pare, o forse mi sbaglio, che queste delizie siano qualche cosa di analogo a quello che gode o soffre un’anima, subito dopo abbandonato il corpo, dopo la morte, passando per il purgatorio e andando in Paradiso. Si tratta di anime elette che hanno poco purgatorio da fare e vanno presto in Paradiso. La Santa mi sembra che abbia provato tutto ciò già in questa vita. È un libro interessante, come del resto tutti gli altri scritti di lei, specie in questo tempo di materialismo” (284).
Mospicano Giuseppe