Il Granducato di Toscana di circa 20.000 Km2 abbracciava il territorio dell’attuale regione toscana, eccetto la Repubblica di Lucca e l’alta Garfagnana. Nacque con Cosimo I dei Medici, al quale il Papa Pio V concesse il titolo di Granduca nel 1569. I suoi discendenti regnarono a Firenze sino alla morte di Gian Gastone avvenuta nel 1737. Per un trattato tra le potenze europee il Granducato fu assegnato a Francesco Stefano III di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria. I suoi successori lo ressero fino al 1859 quando Pietro Leopoldo II fu costretto ad abbandonare Firenze dai moti risorgimentali. Dentro i confini di questo piccolo Stato nel secolo XVII furono fondati quattro conventi che dettero vita alla Provincia Toscana dei Carmelitani Scalzi. Nel 1719 se ne aggiunse il quinto. Tra la fine del secolo XIX e la seconda metà del XX la Provincia si allargò fondando altre case, una delle quali nell’ isola di Sardegna e tre in Brasile.
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UN PO' DI STORIA a cura dell'Archivio della Ex Provincia Toscana dei Carmelitani Scalzi
Testo tratto da LA PROVINCIA TOSCANA DEI CARMELITANI SCALZI di P.Ferdinando Puttini o.c.d.
La Provincia Romana dei Carmelitani Scalzi fu eretta il 14 maggio 1617 nel V Capitolo Generale della Congregazione italiana di S. Elia, celebrato nel convento di S. Maria della Scala (Roma). Seconda nell’ordine, dopo quella genovese, fu decorata del titolo di “S. Maria” e le furono assegnati, come territori di espansione, lo Stato Pontificio, eccetto l’Emilia, le due Sicilie e Malta; e come conventi, S. Maria della Scala (1597), la Madre di Dio a Napoli (1602), S. Silvestro a Montecompatri (1605), S. Valentino a Terni (1609), la Madonna dei Rimedi a Palermo (1610) e la Conversione di S. Paolo - poi S. Maria della Vittoria - a Roma (1612). Ebbe come primo superiore provinciale P. Giacomo di S. Vincenzo, della nobile famiglia romana dei Crescenzi, a cui successe P. Alessandro di S. Francesco, della famiglia Ubaldini. Ambedue furono uomini insigni per scienza e pietà. In seguito alla costituzione delle nuove province di Napoli (1626) e di Sicilia (1632), la Provincia Romana rientrerà nei suoi confini più naturali e aumenterà la sua presenza nel Lazio, con i conventi di Caprarola (1623), Viterbo (1630) e Montevirginio (1668); nell’Umbria, con i conventi di Perugia (1623) e Urbino (1672); e nelle Marche, con i conventi di Ancona (1642), Sassoferrato (1643) e di Matelica (1705). A questi, bisogna aggiungere i quattro monasteri di Monache posti fin dall’inizio sotto la giurisdizione della Provincia Romana, e cioè Santa Maria del Monte Carmelo e S. Egidio a Roma (1610), SS. Giuseppe e Teresa a Terni (1618), S. Teresa alle Quattro fontane a Roma (1632), Regina Coeli a Roma (1654).
Con la fondazione del convento di Matelica, la Provincia raggiunse il periodo della sua maggiore espansione, sia per numero di conventi (12) che di religiosi (219). Ma questa realtà piena di speranza durò ben poco, perché, con la soppressione delle corporazioni religiose da parte di Napoleone (1809-1815), la Provincia fu costretta a lasciare per sempre i tre conventi delle Marche e, con la nuova soppressione da parte del governo italiano (1870), anche i conventi di Perugia, Viterbo e di Terni (quest’ultimo fu riaperto nel 1907) . In compenso, nel 1909, le fu assegnato il convento di S. Pancrazio, che da tempo aveva smesso la sua funzione di Seminario delle Missioni dell’Ordine e, nel 1946, il Santuario delle Grazie di Monteodorisio (CH). Inoltre, costruirà ex novo i conventi della Madonna del Carmine a Ceprano (1898), di S. Teresa di G. B. ad Anzio (1926), di S. Teresa in Panfilo a Roma (1928) e di S. Giovanni della Croce a Pescara (1982).
Ma, nonostante queste nuove presenze e una sorprendente fioritura di vocazioni tra la fine del sec. XIX e il principio del sec. XX, la Provincia non è riuscita mai a raggiungere sul territorio metropolitano l’espansione verificatasi nel primo decennio del sec. XVII. La Provincia Romana, sin dalla nascita, e secondo lo spirito di S. Teresa di Gesù, ha abbracciato con entusiasmo l’apostolato missionario, sia collaborando con le altre province, sia assumendo in proprio la responsabilità di una particolare Missione, come avvenne per la missione del Libano nel 1908, per quella del Brasile nel 1915 e, più recentemente, per quella di Ntambwe - Kananga nel Congo (1968). Ovunque ha profuso uomini e mezzi per formare il Carmelo autoctono e per avviarlo progressivamente all’autonomia: ciò che è avvenuto per il Libano, nel 1970, e per il Brasile nel 1978, e ciò che è avvenuto da poco anche per il Congo.
Quasi quattro secoli di vita, più di 2.000 religiosi professi, tra sacerdoti e non sacerdoti, 125 capitoli provinciali, 137 superiori provinciali e 8 vicari provinciali, 23 conventi (dei quali alcuni soppressi) in Italia, in Brasile e nel Congo, 14 monasteri (nell’ambito, s’intende, della geografia antica e moderna della Provincia), di cui attualmente solo 5 sotto la giurisdizione del provinciale, 17 superiori generali, 13 arcivescovi e vescovi, in maggioranza in terra di Missioni, 150 missionari circa. Inoltre, formatori e maestri di spirito, fondatori di nuove province, dentro e fuori l’Italia, esimi uomini di governo, molti e valenti scrittori di teologia, filosofia, spiritualità, apologetica, diritto, storia, scienze naturali, archeologia e letteratura; pittori, musicisti, architetti e celebri farmacisti.
Nel 1996, il convento di S. Pancrazio a Roma è passato alla Provincia Polacca di Cracovia.
Con il Capitolo del 2011, la Provincia Romana è stata costituita, insieme alla Provincia Toscana, in Commissariato, ed è stato nominato Commissario Padre Gabriele Morra OCD.
Nella Parrocchia di Temi sono subentrati i nostri Religiosi della Provincia di Manjummel.
Nel Convento della Scala a Roma sono presenti religiosi della Provincia di Karnataka-Goa.
Nel Convento di S. Teresa di Gesù Bambino in Panfilo, a Roma, sono presenti la CISM - OCD e le Edizioni OCD.
Nel 2014, la Provincia Toscana e la Provincia Romana sono state unificate nella nuova Provincia dei Carmelitani Scalzi dell’Italia Centrale di S. Giuseppe.