STORIA DELL' ARCHIVIO STORICO della Ex Provincia Toscana dei Carmelitani Scalzi
P. Ferdinando Puttini, da una lettera inviata al Definitorio
Clicca sulle immagini per la slide show
1 – Premessa
Fin dagli inizi della sua storia, nel 1686, la Provincia Toscana dei Carmelitani Scalzi non ha avuto un suo archivio storico unico e centrale. Ogni convento aveva il suo, la sua così detta cassa delle tre chiavi, una delle quali era in mano al superiore e le altre due in quelle del primo e secondo discreto. In essa vi si custodivano gelosamente le carte di credito libere o legate ad un determinato numero di messe da celebrare, il poco denaro liquido in possesso della comunità, e tutti i libri o registri di amministrazione, degli Atti di comunità, del Diario o Cronaca ecc… Il p. Provinciale poi aveva il suo archivio dove si conservavano le carte di ufficio, gli Atti del Capitolo, gli Atti del Definitorio e i libri o registri di am- ministrazione dei beni mobili e immobili appartenenti alla Provincia. Le tristi vicende delle soppressioni napoleonica (1810) e del Governo italiano (1866) dispersero e in parte distrussero buona parte dei documenti contenuti in questi archivi, eccetto alcuni che i religiosi dell’epoca riuscirono a sottrarre alla rapacità degli incaricati governativi dell’uno e dell’altro regime. Passata la bufera, essi
CASSA
A TRE CHIAVI
Clicca sulle immagini
ripresero la loro vita in comune e proseguirono l’opera di conservazione dei documenti così come era stato fatto in passato. Fino agli anni settanta del secolo XX ogni convento e il Provinciale continuarono ad avere il loro proprio archivio, ma la cassa delle tre chiavi fu sostituita da un armadio più o meno grande posto in una cella del convento ermeticamente chiusa.
Verso il 1970 il p. Efrem Brogi, che aveva seguito i regolari corsi di biblioteconomia e archivistica presso la Biblioteca Vaticana, prese l’iniziativa di raccogliere tutti i documenti sia quelli della Provincia che quelli dei singoli conventi in un unico Archivio Provinciale, sostenuto lavorativamente ed economi-camente dalla signorina Giuseppina Tonini.
In un suo articolo, pubblicato nel n. 14 del Carmelo Toscano, scriveva:
“I singoli religiosi hanno vissuto la propria vita più o meno intensa, più o meno incisiva, più e meno appariscente o nascosta. Però tutte queste vite, senza dubbio sono meritevoli della più alta considerazione, perché è il dono più bello che Dio ha fatto a chi le ha vissute, e il dono altrettanto bello che i singoli religiosi hanno fatto alle proprie comunità.
Ogni religioso, ogni vita ha lanciato qualche traccia, qualche segno, qualche documento che merita di essere raccolto e conservato con amore. Quindi questi documenti, non sono solamente " scartoffie morte e ingiallite", ma il prolungamento, la presenza sempre attuale di una vita affrontata con coraggio e generosità. Perciò sono segni pieni di vitalità che ci fanno presente il confratello anche dopo la morte”, discorso che si estendeva anche ai documenti delle comunità e della Provincia. Infine concludeva affermando che:
“L’ Archivio è il luogo d’incontro con persone che si sono impegnate a fondo per vivere quella vita, che anche noi viviamo oggi. E’ il luogo dove possiamo incontrare quella linfa vitale che ha dato vigore alla comunità di ieri e della quale godiamo per la nostra vita di oggi. E’ il clima che ci fa rivivere la storia del passato, alla quale è debitrice la storia che costruiscono i religiosi del presente, per dare una fisionomia ben caratterizzata sia alla propria comunità, sia alla Provincia”.
Frattanto un po’ per iniziativa personale e molto per l’insistenza con cui nei Capitoli Provinciali di quegli anni che esortarono le comunità a trasmettere tutta la docu- mentazione del proprio archivio al nascente archivio provinciale, il padre era riuscito a raccogliere una discreta mole di documenti che a poco a poco lo costrinsero ad ab- bandonare il piccolo armadio collocato nel vano esistente dietro la parete di fondo dell’oratorio di S. Paolino, ormai insufficiente, in alcune celle vuote del secondo piano del convento.
Vi rimasero fino al 1995, occupando sempre maggiore spazio a motivo della paziente ricerca della documentazione relativa alla Provincia e ai conventi giacente negli archivi di stato, delle diocesi della Toscana, della Curia Generalizia dell’Ordine ed anche nelle celle dei religiosi, alcuni dei quali cedevano mal volentieri alle insistenze del p. Archivista consegnandogli qualche documento
prezioso di cui erano in possesso.
Nel 1990 i superiori decisero di destinare all’Archivio Provinciale la ex- cappella dello studentato e le sette celle dei due piccoli corridoi uniti da un andito, le cui finestre a nord e ad est si aprono sul così detto chiostrino.
Fecero ristrutturare l’ambiente e rinforzare il pavimento al fine di renderlo capace di reggere il peso degli scaffali che vi furono subito collocati. Con l’aiuto della Signorina Giuseppina Tonini e di qualche religioso volenteroso, ben presto i documenti furono selezionati e collocati nello spazio loro riserva -
to. Sopra la piantina dell'ala con le varie celle.
All'Archivio si accede per una porta d'ingresso al corridoio del primo piano, riservata ai membri della comunità, che si apre su un' elegante scala di legno.
Ma l’ingresso principale, per i laici che vi lavorano o fanno ricerche, si trova nel corridoio del secondo piano, a destra del finestrone che dà sul cortile dell’ex- ospedale di S. Giovanni di Dio attraverso un portale in pietra serena con porta in legno a vetri istoriati che si apre sulla ex-cappella. ( Vedi foto iniziali).
Entrando in Archivio, lungo la parete destra, sono collocati alcuni scaffali con i libri e registri della Provincia manoscritti [Atti dei Capitoli Provinciali, Atti del Definitorio Provinciale, libri di amministrazione dei beni della Provincia ecc..]. Al centro, con cassette contenenti atti legali di compra/vendita, passaggio, troviamo: i lasciti di proprietà della Provincia, un ampio
tavolo con le planimetrie e i progetti dei conventi e, lungo la parete sinistra, i libri stampati dell’Ordine [legislazione antica e recente], gli Atti dei Capitoli e del Definitorio Generale, esemplari di messali anteriori al Vaticano II, e libri con processi per la canonizzazione di alcuni religiosi e religiose dell’Ordine.
Per buona fortuna, i nostri confratelli del passato riuscirono a salvare dalla furia distruttiva o disperditrice della duplice soppressione, buona parte dei manoscritti ufficiali della Provincia, tra i quali il primo
volume degli Atti dei Capitoli e dei Definitori Provinciali del quale qui sotto presentiamo il frontespizio e la prima pagina:
Per una porta, praticata sulla parete sinistra, entriamo nel primo dei due piccoli corridoi sulla cui parete di sinistra sono appese le foto dei padri Giovanni Gualberto di S.Zanobi e Niccolò di S. Cirillo Alessandrino, due dei rifondatori della Provincia all’ indo-
mani della soppressione da parte del Governo italiano mentre su quella di destra, si apre la porta di due celle, intercalate da due quadretti con le preci che i religiosi recitavano quando uscivano e entravano in convento.
Nella prima stanza, contrassegnata con il numero 16, sono raccolti i documenti appartenenti al fondo del convento S. Paolino di Firenze, fondato nel settembre del 1619. I manoscritti sono stati collocati negli scaffali appoggiati alla parete sinistra.
Le carte invece in cassette poste l’una sull’altra su scaffali di metallo appoggiati alla parete destra.
Tra gli anni 1975 e 2002 il fondatore dell’Archivio Provinciale, P. Efrem Brogi, con l’aiuto prezioso della collaboratrice, Signorina
Giuseppina Tonini, sorella dell’Ordine secolare, ha pazientemente scelto, ordinato, catalogato tutti i documenti cartacei di quasi tutti conventi fino al 1985, di cui è riuscito ad entrare in possesso e ne ha lasciato ben cinque copie di ciascuno.
Tra i manoscritti che sono stati in buona parte salvati durante le soppressioni ci sono i primi Diari e Atti dei Capitoli del convento. Ecco sopra, la prima pagina del primo breve Diario
(1618), del documento di cessione della chiesa nel 1618 e sotto, quella del secondo libro degli Atti del Capitolo Conventuale del 1679.
Il fondo di S. Paolino con tutti i suoi documenti in libri o registri manoscritti e cartacei è stato aggiornato.
Nella seconda cella, contrassegnata dal numero 17, sono raccolti i libri manoscritti e le
carte dei convento di Siena e di Prato, ormai chiusi, e di Arezzo e Pisa, nei quali sono ancora presenti le nostre comunità, documenti che sono sistemati negli scaffali o in cassette come quelli di S. Paolino.
Il convento di Arcetri è stato sistemato nell’ andito prima di girare sul secondo corridoio, mentre i conventi di Marina di Grosseto, Piancastagnaio, Ozieri e Brasile nella cella 18, la prima che si apre sul corridoio ovest dell’archivio, sulla cui parete sono affissi la tela con il ritratto del p. Giacinto
Fossombroni (1684-1747) e alcuni piccoli quadri con le carteglorie. In questa cella vi sono anche i pochi documenti pervenuti dai monasteri. Il convento di Capannori, l'ultimo catalogato, è stato sistemato nella cella 19 della quale parleremo più in basso.
I documenti dei conventi di Arcetri ed Ozieri hanno ancora bisogno di quest’opera di aggiornamento.
Quelli di Prato, Piancastagnaio, Marina di Grosseto e missione del Brasile devono essere chiusi definitivamente. I conventi di Siena, Arezzo, Capannori, Pisa e Arcetri sono già stati catalogati.
La cella 19 è riservata alla direzione dell’Archivio.
In essa vi sono alcuni libri di informazione su biblioteche e archivi, la catalogazione del convento di Capannori, come accennato sopra, e naturalmente il tavolo da lavoro con computer, scanner e stampante.
Un’attenzione particolare in questi ultimi tempi è stata riservata al fondo dei documenti cartacei dei religiosi, raccolti in circa cento faldoni non ordinarti e inventariati.
Mediante l’intervento iniziale di due studentesse inviate per il tirocinio dalla sovrintendenza regionale alle biblioteche e
agli archivi e poi con il contributo della banca SanPaolo/Imi, che ha permesso di assumere a tempo determinato alcune giovani in cerca di lavoro, oggi l’opera di riordino e catalogazione di queste carte è ad un buon punto.
Sono stati inventariati 80 faldoni; ne restano ancora circa 45.
Ogni faldone contiene più di una diecina di cartelle o fascicoli, ognuno dei quali raccoglie i documenti cartacei dei circa 1284 religiosi che hanno preso l’abito nel noviziato dell’Ordine dal 1686, anno della costituzione della Semi Provincia Toscana,
fino al 2010, suddivisi nelle sezione di Coristi A, B, C e D e di Conversi A e B.
Ecco un esempio di un certificato di battesimo e la formula di professione di un nostro confratello:
…e la formula con cui la Segreteria del Regio Diritto del Granduca di Lorena concede il permesso di residenza nei conventi della Toscana a un religioso irlandese .....
che p. Efrem collocò nella stanza che precede quella dedicata alle carte dei religiosi che vediamo qui sotto.
3 - Come procede il lavoro nell’Archivio storico della Provincia?
Attualmente vi opera una sorella dell’Ordine Secolare. La signora vi dedica tre giorni alla settimana. Si cerca così di portare a termine a termine l’aggiornamento dei conventi, sceglien
do, ordinando, catalogando, ponendo nelle proprie cartelle o fascicoli le carte ancora non inventariate. Così i libri, i registri e le planimetrie.
Infine si adopera a completare il riordino, la catalogazione e la computerizzazione dei documenti cartacei sciolti e rilegati del fondo religiosi già in fase avanzata.
4 – Che cosa resta da fare nell’Archivio Storico della Provincia?
Catalogare e chiudere definitivamente i fondi dei conventi di Prato, Piancastagnaio, Marina di Grosseto e Missioni del Brasile.
Aggiornare e rivedere alla luce del nuovo metodo di archiviazione i fondi archiviati in precedenza.
Terminare l’inventario del fondo documenti religiosi.
Riordinare e fare l’inventario dei manoscritti e delle pubblicazioni dei religiosi.
Proseguire a ordinare e inventariare i documenti cartacei e i libri della Provincia e del Commissariato.
Ordinare e inventariare i documenti cartacei e i libri dell’Ordine.
Ordinare e inventariare un numero discreto di documenti extra.
Sistemare decorosamente alcuni oggetti di valore, pergamene, foto, diplomi, reliquie raccolti in Archivio.
Si tratta di un’opera improba che richiede una presenza costante di lavoro che accompagni la sorella dell'Ordine Secolare.
A lode di Dio. Amen!